Craving e benessere psicologico: risultati preliminari del trattamento con TMS
Il craving, il desiderio intenso e incontrollabile di utilizzare una sostanza, rappresenta una delle sfide principali nel percorso di recupero. Un trattamento che combina la stimolazione magnetica transcranica (TMS) con colloqui motivazionali e supporto psichiatrico ha mostrato risultati promettenti in questo ambito.
Uno studio interno, che non si configura come una ricerca rigorosa ma come una prima osservazione preliminare dei dati, ha evidenziato una riduzione significativa del craving, con un calo del 44.8% dopo tre mesi (T4). A sei mesi (T5), la riduzione è risultata del 43.8%, ma il numero di partecipanti è diminuito, rendendo i dati meno solidi e limitando la possibilità di trarre conclusioni definitive sulla stabilità degli effetti a lungo termine. Ciò suggerisce che il trattamento aiuta a gestire il craving nel breve periodo, ma saranno necessarie ulteriori conferme per valutarne l’efficacia nel tempo.
Il trattamento con TMS segue un protocollo strutturato che prevede una fase intensiva nelle prime settimane, con cinque sedute settimanali, seguita da un progressivo diradamento delle stimolazioni nel corso dei mesi successivi. Dopo il primo mese, il ritmo delle sessioni si riduce a tre a settimana per due settimane, per poi passare a una seduta settimanale per due mesi. Infine, il periodo di mantenimento prevede una stimolazione ogni 15 giorni per tre mesi. Questo approccio graduale è accompagnato da colloqui motivazionali e un monitoraggio psichiatrico costante, che aiutano il paziente a mantenere alta la motivazione e a seguire il trattamento con continuità.
I dati raccolti derivano da questionari autosomministrati validati, tra cui il SCL-90R per la valutazione della sintomatologia psicopatologica, il CCQ (Cocaine Craving Questionnaire) per misurare il craving e la SAS (Self-rating Anxiety Scale) per l'ansia di stato. Questi strumenti hanno permesso di monitorare in modo strutturato i cambiamenti nei sintomi psicologici durante il trattamento.
Oltre alla riduzione del craving, lo studio ha mostrato miglioramenti significativi anche in altre dimensioni del benessere psicologico, in particolare nei primi tre mesi. L’ansia si è ridotta del 44.4% e la depressione del 55.3%, mentre la sensazione di ostilità e irritabilità ha registrato un calo del 54.4%. Anche le difficoltà nelle relazioni interpersonali si sono attenuate del 53.1%, così come l’ideazione paranoidea e il senso di distacco dalla realtà, che sono diminuiti rispettivamente del 61% e del 54.6%. Dopo sei mesi, questi miglioramenti risultano ancora più marcati, ma i dati raccolti in questa fase sono meno affidabili a causa della riduzione del numero di partecipanti.
Nonostante i risultati promettenti, è importante considerare i limiti di questa analisi. Il numero di soggetti coinvolti è diminuito nel tempo e non è stato previsto un gruppo di controllo in doppio cieco, il che rende difficile escludere del tutto l’influenza di altri fattori. In particolare, il miglioramento osservato potrebbe essere parzialmente attribuibile anche agli effetti del colloquio motivazionale e del supporto psichiatrico, che possono avere un impatto significativo sulla gestione del craving e del benessere emotivo. Inoltre, l’eventuale utilizzo di terapie farmacologiche da parte di alcuni partecipanti potrebbe aver contribuito ai cambiamenti riportati. Per questo motivo, sebbene i dati suggeriscano che il trattamento possa avere un impatto positivo sul craving e sul benessere psicologico, saranno necessari studi futuri più rigorosi per confermarne l’efficacia e valutarne gli effetti nel lungo periodo. Tuttavia, questi primi risultati rappresentano un segnale incoraggiante per chi cerca un supporto efficace nella gestione del craving e nella stabilizzazione emotiva.
Immagine 1. Andamento SCL-90 dimensione ansia.
Immagine 2. Andamento craving (CcQ) da T0 a T5.
Immagine 3. Andamento SCL-90 dimensione depressione.
Immagine 4. Andamento scala SAS.